13-1-2005

Ho pensato
camminando da sola
nel freddo tagliente di un pomeriggio
sciolto nella monotonia.
Gennaio da sempre impietoso con me
mi graffia gli zigomi,
mi squaglia lacrime gelide
che frantumano le luci delle insegne
e i fari di quell’auto che si allontana.
Camminando sospiro
e una leggera nuvola di fiato
si perde in questo freddo.
Unico segno che c’è ancora qualcosa di caldo
dentro di me.
Cammino così,
passi vaghi da cane randagio,
testa altrove,
come fossi parte del muro che sfioro,
una voce nella testa snocciola pensieri
e intorno è tutto così noto,
così incredibilmente scontato
già vissuto
che mi sento spietatamente parte di quella strada
imperfetta e sbiadita
dagli sguardi di chi la ignora passando.
Guardo lontano
E immagino te in un uomo che viene.
Ti vedo avanzare verso di me
come fossi partito dal centro della Terra
con quella rotta
inarrestabile nel tuo incedere.
Occhi negli occhi
pensieri filtrano da me a te
in un dialogo muto
di parole strette in bocca.
Un bacio –un gesto da nulla-
occhi chiusi, ti vedo coi sensi
esattamente come sei
fuori …e dentro
e penso –Ecco, ora muoio-
Ma sento quel bacio allontanarsi,
tu che mi guardi
e ho freddo da dentro
ti volti e vai via
e per me è tutto chiaro,
come la sagoma delle tue spalle ora,
la mia paura condensa in sconforto
e piove dentro di me,
è presa di coscienza ed esecuzione insieme,
desolazione che non ha forza
di liberare parole,
solo riesce ad uscire da me,
guardarmi da fuori
stagliata nell’ombra
di un lampione distratto,
asfalto bagnato da foglie marcite
pubblicità a brandelli da un muro
un clacson mi insulta
e l’anima piange-
…mi guarda da fuori ed è pena che prova

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