Non contento di ammirarla, il parpaglione si mise in testa di fare con lei quello che faceva di solito coi fiori odorosi: si allontanò, si voltò, e puntando coraggiosamente il volo verso la fiamma le passò sopra sfiorandola.
Si ritrovò, stordito, ai piedi del lume; e si accorse, con stupore, che gli mancava una zampa e che la punta delle ali era bruciacchiata.
– Che cosa mi sarà successo? – si chiese, senza riuscire a trovare una ragione. Non poteva assolutamente ammettere che da una cosa tanto bella, com’era quella fiamma, gli potesse venire alcun male; e perciò, dopo aver ripreso un po’ di forze, con un colpo d’ali si rimise in volo.
– Maledetta luce – mormorò il parpaglione in fin di vita. – Io credevo di trovare in te la mia felicità, e invece ci ho trovato la morte. Piango sul mio sciocco desiderio, perché ho conosciuto troppo tardi, e a mie spese, la tua natura pericolosa. –
– Povero parpaglione – rispose il lume. – Io non sono il sole, come tu ingenuamente credevi. Io sono soltanto un lume; e chi non sa usarmi con prudenza, si brucia.
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