Protagora

Nasce ad Abdera tra il 491 e il 480 a. C. E’ un sofista e fa l’insegnante ad Atene.
Nel 444 a. C. Pericle, che governava su Atene, decide di fondare una colonia a Turi (città vicino a Bari) e chiede a Protagora di fare le leggi di questa città. Però dopo Pericle c’è un governo di 400 persone che non è favorevole a Protagora per cui viene condannato per delle sue idee su Dio.
Nel 411 a. C. viene processato e, dato che è condannato a morte, sceglie l’esilio e se ne va in Sicilia. Nel viaggio verso la Sicilia, però, la sua nave affonda.
Delle sue opere rimangono pochi frammenti dato che sono state bruciate dal tribunale di Atene.

Protagora dice che l’uomo è la misura di tutte le cose: misura che cose che sono per quello che sono e misura le cose che non sono per quello che non sono.
Su questa idea ci sono tre interpretazioni.
– L’uomo come singola persona è misura delle cose che sente. Questo vuol dire che ogni uomo sente le cose in modo diverso, vede cose in modo diverso ed ha delle proprie idee. Ogni uomo vede la realtà in modo personale. (Umanismo = l’uomo è giudice della realtà).
– L’uomo come gruppo o comunità è misura dei valori che ha. Questo vuol dire che ogni comunità, ogni civiltà ha dei valori diversi. Quindi non esistono valori assoluti ma ogni gruppo crede in cose diverse, interpreta la giustizia in modo diverso ecc… E quindi gli uomini in questa comunità vedono le cose in base ad un pensiero comune (per gli italiani gli uomini possono sposare una donna sola ma per alcuni musulmani gli uomini possono sposare diverse donne ecc…). Gli uomini vedono la realtà così come viene pensata nella comunità. (Relativismo = la verità è relativa).
– L’uomo come umanità misura la realtà generale. Questo vuol dire che tutti gli uomini hanno qualcosa in comune, un pensiero comune, e con questo pensiero in comune sente la realtà. Gli uomini vedono la realtà così come appare ai loro occhi e quindi l’umanità può conoscere e condividere delle verità. (Fenomenismo = la realtà è come appare).
Dato che tutta la realtà è conosciuta in modo diverso dalle persone e dato che ognuno ha una sua idea di bene e di giusto, come facciamo a giudicare il comportamento degli altri? Ogni comportamento è giusto? Protagora dice di no. C’è un principio per scegliere. Questo principio è: “questo comportamento è utile a me e alla mia comunità?”, con questa domanda si giudicano i propri comportamenti e i comportamenti degli altri.
Il sofista, secondo Protagora, deve usare la parola per modificare le opinioni degli altri e spingerli a fare qualcosa di utile per la comunità.

Protagora ci parla anche del mito di Prometeo.
Quando gli dèi hanno creato tutti gli animali chiedono a Prometeo (che in greco vuol dire “colui che prevede” cioè che “vede prima le conseguenze”) ed a Epimeteo (che in greco vuol dire “colui che non prevede”) di dare a tutti gli animali delle qualità in modo da farli sopravvivere. Epimeteo distribuisce tutte le qualità, così alcuni animali sono grandi, altri animali sono veloci, alcuni sono coperti di peli contro il freddo, altri volano ecc…
Però Epimeteo si dimentica di dare delle qualità all’uomo. Così Prometeo vede che l’uomo è nudo, scalzo, indifeso e senza armi per potersi difendere. Allora Prometeo ruba ad Efesto il fuoco (Efesto era il dio del fuoco, per i romani si chiamava Vulcano) e poi ruba ad Atena la capacità di usare la tecnica (Atena la dea della sapienza e della tecnica, per i romani si chiamava Minerva) e li regala agli uomini. In questo modo gli uomini possono difendersi, crearsi armi e trovare il cibo da mangiare. Gli uomini poi cominciano ad usare la voce ed a parlare e comincia a ringraziare gli dèi ad a costruire delle immagini sacre. Però gli uomini continuavano a morire perché erano separati. Infatti gli uomini non avevano l’arte della politica e quindi non riuscivano a stare insieme.
Allora Zeus decide di agire e manda il dio Hermes per portare agli uomini il rispetto degli altri e la giustizia. Però mentre la tecnica non era stata data a tutti, dato che, per esempio, per molti uomini basta un solo medico, Zeus decide che tutti gli uomini devono avere giustizia e rispetto e quelli che non ce l’hanno devono essere cacciati dalle città.

Con questo mito Protagora ci parla di alcune verità: gli uomini non possono sopravvivere senza le arti tecniche e senza l’arte di vivere insieme e che queste due arti devono essere imparate perché non nascono negli uomini ma si devono praticare così come si impara una tecnica.
L’uomo diventa uomo solo entrando nella società e inventando le tecniche. Ma la società si deve basare su delle regole, cioè le leggi, ed ha bisogno della politica che è un’arte.
Mentre gli antichi pensavano che le leggi venivano dagli dèi Protagora dice che le leggi sono fatte dagli uomini ma bisogna rispettarle lo stesso perché altrimenti non esisterebbe la società.

Protagora poi dice che non si può dire se Dio esiste o non esiste perché questa conoscenza va oltre la possibilità che hanno gli uomini, per questo viene chiamato agnostico (viene dal greco “a” che vuol dire “non” e “gnosis” che vuol dire “conoscere”, quindi l’agnostico è chi dice che non si può avere una conoscenza di una cosa).

Per Protagora la parola è molto importante. Egli pensa che su ogni argomento si possono costruire due opinioni contrarie, questo vuol dire anche che ogni cosa può essere osservata da un altro punto di vista.

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