Il cervo alla fonte

Un cervo, dopo aver bevuto ad una fonte, stette ad ammirare la sua immagine nello specchio dell’acqua. Lodava in estasi le sue corna eleganti e disprezzava le gambe, troppo gracili e sottili.
Spaventato improvvisamente dalle grida di caccia, prese a fuggire per i campi e con una rapida corsa riuscì a disperdere i cani.
Ecco una selva accogliere il fuggiasco. Ma le corna gli si impigliano nei rami, i cani gli piombano addosso e lo straziano a forza di morsi.
Allora, in punto di morte, si dice che così abbia parlato: “Oh me infelice! Soltanto ora capisco quanto sia utile ciò che disprezzavo e quali disgrazie mi abbiano procurato le cose che lodavo”.
Questa favola dimostra che spesso possono essere più utili le cose disprezzate di quelle lodate.

Il gallo in lettiga

Il gallo aveva per portantin dei gatti selvatici; e si faceva portare in giro tutto borioso. La volpe lo vide: “Guardati dalle sorprese,” gli disse: “te n’avverto! Se tu esamini bene i musi di costoro, ti convincerai che portan la preda e non il carico”.
E infatti quando la mala compagnia cominciò ad aver fame sbranò il padrone e se ne distribuì le parti.

La cornacchia e il pavone

Una cornacchia si gonfia di vana boria la testa, e raccattate le piume che erano cadute al pavone se ne fa bella. Da allora sdegna le proprie compagnie, e dei pavoni si intrufola entro il bellissimo gruppo. Ma quelli strappan le piume allo sfacciato volatile, ed a beccate lo cacciano via.
La cornacchia malconcia, piangendo, prende la strada per ritornare tra i suoi, ma vien respinta e riceve un triste marchio d’infamia. Ed una, allora, fra quelle che prima aveva sprezzato: “Se di buon grado ti fossi accontentata del nostro soggiorno e avessi accettato la sorte che la natura ci ha dato, tu non avresti patito quel loro affronto, né sentiresti il bruciore di questa nostra ripulsa”.
Così ci sono degli ignoranti che, grazie alle loro fastose apparenze, sembrerebbero delle persone importanti, se la smania di parlare non li tradisse.

L’asino vecchio e il pastore

Il susseguirsi delle signorie
è un mutare di nomi per il povero.
Un apologo breve ne fa fede.

C’era in un prato un asino, e un vecchietto
che lo pasceva, pieno di spaventi.
S’odono a un tratto voci di nemici.
Il vecchietto tremando si sforzava
di convincere l’asino a fuggire
per non essere presi; ma l’asino
indifferente chiese: “Perchè mai?
pensi che oò vincitore m’imporrà
doppie bastonate?” Il vecchio disse no.
“E allora che m’importa a chi servire,
se il peso sarà sempre lo stesso?”