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Vorrei lasciarti cadere nell’oblio,
avrei preferito non giunger a conoscenza
ma la realtà s’impone con prepotenza
e l’ingiuria prende quest’odor stantìo.

Porti via un quarto di questo mese
con te, frutto di indfessa fatica
rinnovi ora una questione antica
con la rabbia che già da tempo mi prese.

Siamo andati noi troppo veloci
più di quanto il tempo permettesse
e quel che conceder non si potesse
lo vedo segnato su te, con parole atroci.

(Titolo: Multa)

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Chiesi le begonie, ma begonie non avevi.
Proponesti rose, eppur non mi convincevi,
un po’ per il prezzo e un po’ per la fattura:
le rose già andate mi parean una iattura.

Presi margherite, titubando un poco,
altro non conoscevo in tal ameno loco.
Mi guardavi, mi capivi, riflettevi anche tu:
forse un fiore giallo, magari un fiore blu.

Ad un tratto, repentino, “calle?” dicesti,
caro romano, “meglio fresche, non diresti?”.
Incartasti le margherite e più non rispondesti.

(Titolo: Le calle sono fiori)

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Nei lignei scrittori assiso non udivi,
par che non ti giungesse la mia voce
implorante per tal responso atroce
che una volta emesso intirizzivi.

Non ti impensierisce che al mio focolare
rinunciar io devo fino a ignota data
da carte, pareri e indifferenza negata
costretto dal mio futuro a rinegoziare.

Adduci a ciò l’inutil questione
del denaro non fisso ricevuto
che del mio quotidian, com’hai veduto
è già assidua tribolazione.

(Titolo: Mutuo respinto)

Vertigine

Desiderava fare qualcosa che non lasciasse possibilità di ritorno. Desiderava distruggere brutalmente tutto il passato dei suoi ultimi sette anni. Era la vertigine. L’ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.

da L’insostenibile leggerezza dell’essere

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L’aere inumano s’è fatto
nell’anfratto d’artificiosa fattura
adibito a recar a maggior altura
nell’ambiente dal crocchio rarefatto.

Di mortal natura era l’origine
del misfatto da malizia cagionato,
di un perfettibile nutrirsi il risultato
che nel ricordo rinnova la vertigine.

Il disgusto non sortì alcun effetto,
l’odoroso aere in alcun modo si dissolse,
anzi portò diletto al fattore maledetto.
Mentre l’intera mattina mi sconvolse.

(Titolo: Peto in ascensore)

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Grido forte
“manca spazio!”
quasi è morte
questo strazio.

Spinto e sospinto
a necessità obbligato
pressato ad un lato
da rassegnazione vinto.

Or che l’aere scarseggia
il mio corpo è il mio confine
mentre la folla rumoreggia
attendo di questa attesa la fine.

(Titolo: Autobus nell’ora di punta)

Scrivere un curriculum

Che cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
e’ bene che il curriculum sia breve.

E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perchè.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.

Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.

Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

Mio fratello aviatore

Avevo un fratello aviatore.
Un giorno, la cartolina.
Fece i bagagli, e via,
lungo la rotta del sud.

Mio fratello è un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno
di spazio; e prendersi terre su terre,
da noi, è un vecchio sogno.

E lo spazio che s’è conquistato
è sui monti del Guadarrama.
E’ di lunghezza un metro e ottanta,
uno e cinquanta di profondità

Per te

È per te che sono verdi gli alberi
e rosa i fiocchi in maternità
è per te che il sole brucia a luglio
è per te tutta questa città
è per te che sono bianchi i muri
e la colomba vola
è per te il 13 dicembre
è per te la campanella a scuola
è per te ogni cosa che c’è ninna na ninna e…
è per te che a volte piove a giugno
è per te il sorriso degli umani
è per te un’aranciata fresca
è per te lo scodinzolo dei cani
è per te il colore delle foglie
la forma strana della nuvole
è per te il succo delle mele
è per te il rosso delle fragole
è per te ogni cosa che c’è ninna na ninna e…
è per te il profumo delle stelle
è per te il miele e la farina
è per te il sabato nel centro
le otto di mattina
è per te la voce dei cantanti
la penna dei poeti
è per te una maglietta a righe
è per te la chiave dei segreti
è per te ogni cosa che c’è ninna na ninna e…
è per te il dubbio e la certezza
la forza e la dolcezza
è per te che il mare sa di sale
è per te la notte di natale
è per te ogni cosa che c’è
ninna na ninna e…