Natale

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Era lei, la neve

E un mattino
appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d’improvviso aperta la porta,
meravigliati la calpestammo:
Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
timidamente festosa
era
fittissimamente di sé sicura.
Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.

La principessa sul pisello

C’era una volta un principe che voleva sposare una principessa, ma doveva trattarsi di una principessa vera! Perciò si mise a viaggiare in lungo e in largo per il mondo, ma ogni volta non riusciva a decidersi: principesse ce n’erano un po’ dappertutto, ma erano principesse vere? Non si riusciva mai a saperlo con sicurezza: ogni volta sembrava mancare qualche cosa. Alla fine decise di tornare a casa sua, ma era pieno di tristezza per non essere riuscito a trovare una principessa vera.

Una notte che c’era un tempo orribile, con fulmini, tuoni, e acqua a catinelle, qualcuno bussò alle porte della città, e il vecchio re andò ad aprire.

Fuori dalle mura c’era una principessa: Dio mio, la pioggia e il brutto tempo l’avevano conciata proprio bene! L’acqua le picchiava sui capelli e sui vestiti, entrava nelle scarpe dalle punte e ne usciva dai tacchi: eppure lei sosteneva di essere una vera principessa.

“Questo si vedrà,” pensò la vecchia regina, ma non disse nulla: andò in camera, tolse il materasso dal letto e mise sul fondo un pisello; poi prese venti materassi e li mise sul pisello, e sopra i materassi mise ancora venti grossi cuscini di piume.

Quella sera la principessa dormì lì.

La mattina dopo le chiesero come aveva dormito.

“Malissimo!” si lamentò la fanciulla, “non ho praticamente chiuso occhio per tutta la notte! Chissà cosa c’era in quel letto! Ero coricata su qualcosa di duro e mi sono fatta un enorme livido blu e marrone. È stato terribile!”

Così capirono che era una principessa vera, perché aveva sentito il pisello attraverso venti materassi e venti grossi cuscini di piume. Solo una principessa poteva avere una pelle così sensibile!

Così il principe la prese in sposa, convinto finalmente di avere incontrato una vera principessa, e il pisello andò a finire in un museo, dove, se nessuno è venuto a rubarlo, lo si può vedere ancora.

E questa è una storia vera, sapete?

#

Si espande e cade poco a poco
sprigionata da inconsueto calore
stillicidio inumano nel mio stupore
or che guardo in più nascosto loco.

Un nero artificioso copre i ricordi,
piccoli preziosi e penosi pensieri
di riscrivere oggi quel che feci ieri
cancellati perfino gli antichi bordi.

M’hai tradito, mia compagna,
di tante parole per poco perse
compagna ora della mia langa.

(Titolo: Penna scoppiata)

Mani giunte

Lascerò tutti i miei figli ad un futuro incerto,
mangerò composta a tavola con mani giunte,
piangerò con discrezione e senza dar nell’ occhio,
dormirò come se fossi morta.
I say…
Pregherò affinché tu possa avere tutto ciò che vuoi
soldi macchine e una donna al giorno
e la possibilità di avere tutto e subito
senza aver bisogno di essere mai perdonato

I say fuck you… you will never know
what’s goin’ on with my mind
so you better watch out.

Non reagisci più e hai lo sguardo spento
stai sudando freddo e parli al vento
non fai più il superbo, nè l’onnipotente
la tua voce incerta ti tradisce

Asseconderò ogni tua perversa inclinazione,
proverò ad interpretare ogni tuo malumore,
sarò pronta accanto a te quando verrà il momento,
quando il tempo ti restituirà quello che hai dato

I say fuck you… and you will never know
what’s goin’ on with my mind
so you better watch out…

Non reagisci più e hai lo sguardo spento,
stai sudando freddo e parli al vento,
non fai più il superbo, ne l’onnipotente
la tua voce incerta è debole.
What’ s goin’ on with my mind
Non reagisci più e hai lo sguardo spento
stai sudando freddo e imprechi contro il vento
non fai più il superbo, ne l’onnipotente
la tua voce incerta ti tradisce…
ti tradisce…

#

Quest’antro un poco angusto
alle spalle del sole di mattina
privato di luce dalle case intorno
pare così ancor più vetusto.

I suoni lontani odo così vicini,
l’altrui viver m’è così noto
così è il mio per loro in toto.
Intrattenuto ogni dì dai lor felini.

Mio caro, troppo caro rifugio
aperto da un sol pertugio
ti lascio perchè lungi. E nel mio avvenire
dimentiar voglio la polvere e quell’umano frinire.

(Titolo: Stanza in subaffitto)

#

Che fai, lassù, dimmi che fai.
Smargiassa fissi noi poveri uomini
se mortal poi nome ti nomini
so io che di lui tutto già sai.

Perdonaci, o donna dal pelo rosso tinta,
se di tua perfezione non prendiamo esempio
se di questa éra noi siamo scempio
dai ricordi di miglior giuventù vinta.

Quando poi misteriosa nell’antro ti celi
non gridar, che di tuo grido potrei morire,
parlami invece se mi vuoi istruire
tu che tutto a tutti tanto riveli.

(Titolo: Vecchia pettegola)

#

Il forte vento ammutolisce il cinguettìo
la pioggia goccia, cic-ciac, fra le tamerici
chi ci salva dall’implacabile oblio?
tu ti quieti, mi guardi, mi rispondi “ma che dici?”.

Non senti l’acqua che forte cade,
vorresti lasciare il verde che scroscia
non raccoglier, noi, la suggerita angoscia
di questo amor che con la pioggia evade.

Ma dici tu, dura e senza cure,
mentre la mia tristezza è al culmine
correndo via per paura di un fulmine
“se tu vuoi cianciar, da solo ciarla pure”.

(Titolo: Acquazzone a Tor Lupara)

Chiare, fresche e dolci acque,

Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo ove piacque
(con sospir’ mi rimembra)
a lei di fare al bel fiancho colonna;
herba et fior’ che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aere sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse:
date udïenza insieme
a le dolenti mie parole extreme.

S’egli è pur mio destino
e ‘l cielo in ciò s’adopra,
ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda,
qualche gratia il meschino
corpo fra voi ricopra,
et torni l’alma al proprio albergo ignuda.
La morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo:
ché lo spirito lasso
non poria mai in piú riposato porto
né in piú tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata et l’ossa.

Tempo verrà anchor forse
ch’a l’usato soggiorno
torni la fera bella et mansüeta,
et là ‘v’ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disïosa et lieta,
cercandomi; et, o pietà!,
già terra in fra le pietre
vedendo, Amor l’inspiri
in guisa che sospiri
sí dolcemente che mercé m’impetre,
et faccia forza al cielo,
asciugandosi gli occhi col bel velo.

Da’ be’ rami scendea
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior’ sovra ‘l suo grembo;
et ella si sedea
humile in tanta gloria,
coverta già de l’amoroso nembo.
Qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch’oro forbito et perle
eran quel dí a vederle;
qual si posava in terra, et qual su l’onde;
qual con un vago errore
girando parea dir: Qui regna Amore.

Quante volte diss’io
allor pien di spavento:
Costei per fermo nacque in paradiso.
Cosí carco d’oblio
il divin portamento
e ‘l volto e le parole e ‘l dolce riso
m’aveano, et sí diviso
da l’imagine vera,
ch’i’ dicea sospirando:
Qui come venn’io, o quando?;
credendo d’esser in ciel, non là dov’era.
Da indi in qua mi piace
questa herba sí, ch’altrove non ò pace.

Se tu avessi ornamenti quant’ài voglia,
poresti arditamente
uscir del boscho, et gir in fra la gente.

Io sono Francesco

Buongiorno buongiorno, io sono Francesco
io ero un bambino che rideva sempre
ma un giorno la maestra dice oggi c’è il tema
oggi fate il tema il tema sul papà.
Io penso è uno scherzo sorrido e mi alzo
le vado lì vicino e ero contento
le dico non ricordo mio padre è morto presto.
Avevo solo tre anni non ricordo non ricordo.
Lei sai cosa mi dice neanche mi guarda
beveva il cappuccino non so con chi parlava
dice qualche cosa qualche cosa ti avrà detto
ora vai al posto e lo fai come tutti gli altri.
Puttana puttana puttana la maestra
puttana puttana puttana la maestra
io sono andato al posto ricordo il foglio bianco
bianco come il vuoto per vent’anni nel cervello.
E poi ho pianto io non so per quanto ho pianto
su quel foglio bianco io non so per quanto ho pianto.
Brilla brilla la scintilla brilla in fondo al mare
venite bambini venite bambine non lasciatela annegare
prendetele la mano e portatela via lontano
e datele i baci e date le carezze e datele tutte le energie.
Cadono le stelle è buio e non ci vedo
e la primavera è come l’inverno
il tempo non esiste neanche l’acqua del mare
e l’aria io non riesco a respirare.
E a dodici anni ero quasi morto
ero in ospedale non mangiavo più niente
pio pulivo i bagni i vetri e i pavimenti
per sei sette anni seicento metri quadri.
E il mio capo il mio capo mi ha salvato
lì ci sono i giochi se vuoi puoi giocare
il padre è solo un uomo e gli uomini sono tanti
scegli il migliore seguilo e impara.
Buongiorno buongiorno io sono Francesco
questa mattina mi son svegliato presto
in fondo in quel vuoto io ho inventato un mondo
sorrido prendo in foglio scrivo viva Francesco.
Brilla brilla la scintilla brilla in fondo al mare
venite bambini venite bambine non lasciatela annegare
prendetele la mano e portatela via lontano
e datele i baci e date le carezze e datele tutte le energie
venite bambini venite bambine e ditele
che il mondo può essere diverso
tutto può cambiare la vita può cambiare e
può diventare come la vorrai inventare
ditele che il sole nasce anche d’inverno
che la notte non esiste
guarda la luna
ditele che la notte è una bugia
che il sole c’è anche c’è anche la sera.

Ti avrò

Hai mai seguito il volo
di un falco o di un gabbiano,
traiettorie ardite nel vento,
dentro al cielo lontano?
Io sono così
e ho voglia di volare,
mentre dico che ti avrò.
E ti avrò.

Hai osservato il pasto
di un qualsiasi felino
o la voglia di vivere che
fa gridare il bambino?
Io sono così
e non mi posso fermare
quando dico che ti avrò.
Ti avrò.

Ti avrò perché sto male
se non ti sento mia,
ti avrò perché non posso più aspettare.
Ti avrò perché ti voglio
e con la fantasia
ho costruito un mondo
che dovrai guardare solamente tu.

Hai mai cercato nella notte
tra gli animali soli,
nei percorsi imprecisi
o nei pochi colori?
Io sono così
e non mi posso sbagliare
quando dico che ti avrò.
Ti avrò.

Ti avrò perché di certo
ti conoscevo già,
ti avrò perché mi devo raccontare.
Ti avrò perché non fermo
la mia curiosità
e voglio un posto dentro alla memoria,
voglio un posto dentro te.

Non mi resistere, non esitare
chè non abbiamo tempo;
non lasciare consumare il momento.
Se domani ci regalerà una fotografia,
non lasciarla scolorire,
non buttarla via.

Ti avrò perché sto male
se non ti sento mia,
ti avrò perché non posso più aspettare.
Ti avrò perché in futuro
io ti ritroverò.
Ti avrò perché nel libro della vita mia
c’è scritto che ti avrò.