Dialogo tra Madonna Morte e un cavaliere

Il cavaliere giace semidisteso su un divano: è giovane e bello, indossa un ricco, elegante costume di sera; in mano tiene una rosa che di tanto in tanto porta alle labbra.

Entra Madonna Morte.

CAVALIERE. Buonasera Madonna.
MORTE. Buonasera Cavaliere.
CAVALIERE. Già da molto, Madonna, vi aspettavo, voi lo sapete, e vi chiamavo…
MORTE. Ed io, da molto ascolto il vostro richiamo.
CAVALIERE. Senza risponder mai, né farmi cenno d’aver udito. Ma che importa, ormai siete arrivata. Non volete sedere?
MORTE. No, il cammino per giungere sin qui mi è stato lieve; pensavo a voi che aspettavate. E poi, forse, non mi potrò fermare a lungo.
CAVALIERE. Mi porterete via con voi?
MORTE. E voi verreste via con me?
CAVALIERE. Allora perché vi avrei chiamata?
MORTE. Allora perché sarei venuta?

Pausa.

CAVALIERE. Vi ho tanto atteso, Madonna, e ora quasi mi sembra che vi vogliate un poco burlare di me.
MORTE. Non più di quanto il vostro abito me lo consenta.
CAVALIERE. Non si può, Madonna, attendere la Morte in abito marrone, seduti ad un tavolo d’ufficio; e una rosa sperduta tra le mani è assai più dolce di un telefono.
MORTE. Tuttavia mi piacete, Cavaliere, e cercherò di conquistarvi.
CAVALIERE. Io sono sempre stato vostro, Madonna, farò quanto mi ordinerete finché avrò un soffio di vita.
MORTE. Anche questo fa parte dell’abito di seta; e anche per questo mi piacete.
CAVALIERE. Per che cosa ancora, Madonna?
MORTE. Per Madamigella Vita, il cui nome sboccia tra le vostre labbra come la rosa che stringeste, un giorno, al suo roseto.
CAVALIERE. Io sarei lieto di potervela offrire, se la vorrete accettare dalle mie mani.
MORTE. La vita o la rosa, Cavaliere?
CAVALIERE. Ne dubitate, Madonna?
MORTE. Il Signore vi ha elargito i suoi doni a piene mani; siete bello…
CAVALIERE. Dite piuttosto di fattezze umane.
MORTE. …e nobile…
CAVALIERE. Dite raffinato, Madonna.
MORTE. …e generoso.
CAVALIERE. Dite prodigo, Madonna.
MORTE. E amate Madamigella Vita con ogni battito del vostro cuore, e anch’essa vi ama, tanto che non voleva lasciarmi accorrere da voi.
CAVALIERE. Amo voi, Madonna; Madamigella Vita mi ha dato troppo poco perché la possa amare ancora.
MORTE….come una volta.
CAVALIERE. Perché la possa ancora amare.
MORTE. E se io vi dessi altrettanto?
CAVALIERE. Vi odierei, ma voi mi togliete tutto. Che belle mani avete, e lunghe e affusolate…
MORTE. Per tanto filare il destino degli uomini.
CAVALIERE. …e forti.
MORTE. Per tanto spezzarlo.
CAVALIERE. Datemi solo un momento la vostra mano. Ecco. Dio com’è fredda. Eppure brucia come se fosse di fuoco.
MORTE. Invece le mani di Madamigella Vita sono morbide, tiepide e delicate.
CAVALIERE. Le vostre sono ambrate.
MORTE. E rosate le sue, come i petali di questa rosa alla quale vi afferrate, chiamando me.
CAVALIERE. Già una volta ve l’ho offerta, Madonna.
MORTE. La vedreste avvizzire, tra le mie mani.
CAVALIERE. Se voi non mi aiutate, non vi potrò seguire con le mie sole forze.
MORTE. Se con le vostre sole forze non riuscirete, Cavaliere, io certo non vi potrò aiutare.
CAVALIERE. Mi attirate e mi respingete, mi guardate con dolcezza eppure non mi vedete.
MORTE. Cerco di attraversare il vostro abito di seta.
CAVALIERE. Il mio abito di seta fa parte di me stesso. Non ho altra difesa davanti a voi.
MORTE. Il vero amore si abbandona, non ha bisogno di difesa.
CAVALIERE. Il vero bisogno deve rivestirsi d’un abito, altrimenti, per tanto annullarsi, si perderebbe.
MORTE. Avete paura di perdervi?
CAVALIERE. Prima di avervi trovata, sì, ho paura.
MORTE. Mi ritrovereste, io vi ritroverei.
CAVALIERE. Il nulla mi spaventa, Madonna.
MORTE. Mentre la Vita vi dà poco, ma certo.
CAVALIERE. Ma inutile. La odio.
MORTE. Odiate la Vita e temete la Morte, allora cosa volete, Cavaliere?
CAVALIERE. L’amore, Madonna.
MORTE. L’amore bisogna conquistarlo; l’amore, Cavaliere, è il dono che ha più caro prezzo…

(Qui il dialogo è rimasto interrotto)

Le leggi della stupidità

“Le faccende umane si trovano, per unanime consenso, in uno stato deplorevole. Questa peraltro non è una novità. Per quanto indietro si riesca a guardare, esse sono sempre state in uno stato deplorevole. Il pesante fardello di guai e miserie che gli esseri umani devono sopportare, sia come individui che come membri della società organizzata sin dai suoi inizi.
Da Darwin sappiamo di condividere la nostra origine con le altre specie del regno animale e tutte le specie, si sa, dal vermiciattolo all’elefante, devono sopportare la loro dose quotidiana di tribolazioni, timori, […], pene e avversità. Gli esseri umani, tuttavia, hanno il privilegio di doversi sobbarcare un peso aggiuntivo, una dose extra di tribolazioni quotidiane, causate da un gruppo di persone che appartengono allo stesso genere umano. Questo gruppo è molto più potente della Mafia o del Complesso industriale o dsell’Internazionale Comunista.
È un gruppo non organizzato, non facente parte di alcun ordinamento, che non ha capo, né presidente, né statuto, ma che riesce tuttavia ad operare in perfetta sintonia come se fosse guidato da una mano invisibile, in modo tale che le attività di ciascun membro contribuiscono potentemente a rafforzare ed amplificare l’efficacia dell’ attività di tutti gli altri membri.

LE LEGGI FONDAMENTALI DELLA STUPIDITÀ

1. Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
2. La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona.
3. Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
5. La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista. Non è difficile comprendere come il potere politico o economico o burocratico accresca il potenziale nocivo di una persona stupida. Ma dobbiamo ancora spiegare e capire cosa essenzialmente rende pericolosa una persona stupida; in altre parole in cosa consiste il potere della stupidità.
Essenzialmente gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido. Una persona intelligente può capire la logica di un bandito. Le azioni del bandito seguono un modello di razionalità. Il bandito vuole un “più” sul suo conto. Dato che non è abbastanza intelligente per escogitare metodi con cui ottenere un “più” per sé procurando allo stesso tempo un “più” anche ad altri, egli otterrà il suo “più” causando un “meno” al suo prossimo. Tutto ciò non è giusto, ma è razionale, e se si è razionali lo si può prevedere. Si possono insomma prevedere le azioni di un bandito, le sue sporche manovre e le sue deplorevoli aspirazioni e spesso si possono approntare le difese opportune.
Con una persona stupida tutto ciò è assolutamente impossibile.Come è implicito nella Terza Legge Fondamentale, una creatura stupida vi perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e impensabili.
Non vi è alcun modo razionale per prevedere se, quando, come e perché, una creatura stupida porterà avanti il suo attacco.
Di fronte ad un individuo stupido, si è completamente alla sua mercé. Poiché le azioni di una persona stupida non sono conformi alle regole della razionalità, ne consegue che:
a) generalmente si viene colti di sorpresa dall’attacco;
b) anche quando si acquista consapevolezza dell’attacco, non si riesce ad organizzare una difesa razionale, perché l’attacco, in se stesso, è sprovvisto di una qualsiasi struttura razionale.
Il fatto che l’attività e di movimenti di una creatura stupida siano assolutamente erratici ed irrazionali, non solo rende la difesa problematica, ma rende anche estremamente difficile qualunque contrattacco – come cercare di sparare ad un oggetto capace dei più improbabili e inimmaginabili movimenti.
Questo è ciò che Dickens e Schiller avevano in mente quando l’uno affermò che “con la stupidità e la buona digestione l’uomo può affrontare molte cose” e l’altro che”contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano”.
Occorre tener conto anche di un’altra circostanza. La persona intelligente sa di essere intelligente. Il bandito è cosciente di essere un bandito. Lo sprovveduto è penosamente pervaso dal senso della propria sprovvedutezza. Al contrario di tutti questi personaggi, lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce potentemente a dare maggior forza, incidenza ed efficacia alla sua azione devastatrice.
Lo stupido non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self-consciousness. Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo, lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività – e tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente”.

da Allegro ma non troppo

Orme nella sabbia

“Questa notte ho fatto un sogno:ho sognato che camminavo sulla sabbia accompagnato dal Signore e, sullo schermo della notte erano proiettati tutti i giorni della mia vita.
Ho guardato indietro e ho vistro che, ad ogni giorno della mia vita, apparivano orme sulla sabbia una mia e una del Signore!
Così sono andato avanti, finchè tutti i miei sogni si sono esauditi.
Allora mi sono fermato e, guardando indietro, ho notato che in certi posti c’era un’orma sola…
Questi posti coincidevano con i giorni difficili della mia vita: i giorni di maggiore angustia, di maggiore paura, di maggiore dolore…
Ho domandato allora: “Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con Te, ma perchè mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita?”
Ed il Signore ha risposto: “Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutto il cammino e che non ti avrei lasciato solo, neppure un attimo, e non ti ho lasciato…
I giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia, sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio.”

L’amore è come un albero

L’amore è come un albero: cresce da solo, spinge profondamente le sue radici in tutto il nostro essere, e spesso continua a verdeggiare sopra un cuore in rovina. E l’inespicabile è questo: più la passione è cieca, più è tenace; non è mai tanto solida come quando non ha ragione di essere.

da Nostra Signora di Parigi

Vertigine

Desiderava fare qualcosa che non lasciasse possibilità di ritorno. Desiderava distruggere brutalmente tutto il passato dei suoi ultimi sette anni. Era la vertigine. L’ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.

da L’insostenibile leggerezza dell’essere

Il significato del leggere

Leggere significa identificarsi con l’amante e con il mistico. Leggere significa essere un po’ clandestini, abolire il mondo esterno, spostarsi verso una finzione, aprire le parentesi dell’immaginario. Leggere significa spesso ammalarsi (nel senso proprio e in quello figurato). Leggere significa stabilire una relazione attraverso il tatto, la vista, l’udito (le stesse parole risuonano). Si legge con tutto il corpo… il piacere viene dalla gioia dell’attesa (attesa che spesso si riduce alla suspence). C’è narrazione, vita, durata. Vi è la certezza di conoscere il seguito, ma nello stesso tempo assenza di seguito. Il lettore allora fugge, ma è trascinato avanti. Egli è in balia delle pagine. La sua attesa sarà premiata. La gioia dipende dal numero di pagine ancora da sfogliare.

da Saper leggere

Dies irae

Dies irae

Dies irae, dies illa
Solvet saeclum in favilla:
Teste David cum Sibylla.
Quantus tremor est futurus,
Quando judex est venturus,
Cuncta stricte discussurus!

Tuba mirum

Tuba, mirum spargens sonum
Per sepulcra regionum
Coget omnes ante thronum.
Mors stupebit et natura,
Cum resurget creatura,
Judicanti responsura.
Liber scriptus proferetur,
In quo totum continetur,
Unde mundus judicetur.
Judex ergo cum sedebit,
Quidquid latet, apparebit:
Nil inultum remanebit.
Quid sum miser tunc dicturus?
Quem patronum rogaturus,
Cum vix justus sit securus?

Rex tremendae

Rex tremendae majestatis,
Qui salvandos salvas gratis,
Salva me, fons pietatis.

Recordare

Recordare, Jesu pie,
Quod sum causa tuae viae:
Ne me perdas illa die.
Quaerens me, sedisti lassus,
Redemisti Crucem passus:
Tantus labor non sit cassus.
Juste judex ultionis,
Donum fac remissionis
Ante diem rationis.
Ingemisco, tamquam reus,
Culpa rubet vultus meus:
Supplicanti parce, Deus.
Qui Mariam absolvisti,
Et latronem exaudisti,
Mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae,
Sed tu bonus fac benigne,
Ne perenni cremer igne.
Inter oves locum praesta,
Et ab haedis me sequestra,
Statuens in parte dextra.

Confutatis

Confutatis maledictis,
Flammis acribus addictis,
Voca me cum benedictis.
Oro supplex et acclinis,
Cor contritum quasi cinis:
Gere curam mei finis.

Lacrimosa

Lacrimosa dies illa,
Qua resurget ex favilla
Judicandus homo reus.
Huic ergo parce, Deus:
Pie Jesu Domine,
Dona eis requiem. Amen.

Giorno d’ira, quel giorno distruggerà il mondo nel fuoco, come testimoniano Davide e la Sibilla. Quanto terrore sta per venire, quando il giudice che giungerà presto giudicherà ogni cosa.
Una tromba che sparge un suono straordinario nei sepolcri delle regioni di tutto il mondo, chiamerà tutti davanti al trono. La morte e la natura stupiranno, appena la creatura sorgerà per rispondere a chi la giudica. Sarà mostrato il libro, in cui tutto è contenuto, e in base al quale il mondo sarà giudicato. Appena il Giudice si siederà, tutto ciò che è nascosto apparirà, e nulla rimarrà ingiudicato. Io che sono misero allora che dirò, chi chiamerò per difendermi, se a mala pena il giusto è al sicuro?
Re di tremenda maestà, tu che salvi per la tua grazia salvifica, salva me, o fonte di pietà.
Ricordati, Gesù buono, che sono la causa della tua via, non perdermi quel giorno. Cercandomi ti sedesti stanco, mi salvasti crocefisso; tanta fatica non sia vana. Giudice che punisci giustamente, donami la remissioni dei peccati prima del giorno del Giudizio. Mi dolgo perché sono colpevole, la colpa arrossisce il mio volto, risparmia chi ti supplica, o Dio. Tu che hai assolto Maria Maddalena, e hai esaudito il ladrone, anche a me hai dato speranza. Le mie preghiere non sono degne, ma tu, buono, fa con bontà che io non bruci nel fuoco perenne. Dammi un posto tra gli agnelli, e allontanami dai capri, stando alla tua destra.
Messi a tacere i maledetti, gettati nelle fiamme ardenti, chiama me tra i benedetti. Prego supplice e prostrato, con il cuore contrito come cenere, abbi cura della mia sorte.
Giorno di lacrime quel giorno, quando sorgerà dalle fiamme per essere giudicato l’uomo colpevole. Ma tu risparmialo, o Dio. Signore buono Gesù, dona loro riposo. Amen.