L’estate inganna:
il mare mi accarezza
un granchio morde.
Categoria: Paulo Evans
Haiku
In autunno c’è
che la foglia che cade
è quest’anima.
Senza zucchero
Stamattina mi sono alzato e volevo morire.
Sarà forse la sveglia che mi forza
a vedere l’alba,
o sarà che è la prima alba da quando
mi hai lasciato.
Non c’è l’odore di caffè
a farmi compagnia.
Da domani berrò solo orzo.
Potessi, perdio
Potessi, perdio,
non sentire la melassa ai piedi
e il veleno nelle mani.
Io che mi incendio
in grida e insulti
e come un rifugiato
mi spengo in una risata.
Sei la goccia che cade
Sei la goccia che cade
dal rubinetto
mentre presto attenzione
da un’altra
stanza.
Diversa dalle altre,
uguale a nessuna.
So che sei lì,
ti ho sentita e
ti immagino
ma non posso vederti.
Se guardassi tu
saresti già andata
e un’altra fingerebbe
il tuo
posto.
Sei un non più.
O un non ancora?
Lascia che indugi
Lascia che indugi
ancora un po’.
Lascia che non vada ancora
ma che già scelga di non restare più.
Qualcosa da mangiare in fretta,
il treno che mi riporta a casa,
il buio che chiude piano gli occhi
alla mia città,
il mio camminare svelto
una canzone che mi risuona.
Raccolto e inginocchiato
nella doccia della sera
mi sento
piccolo, sempre di più,
mentre l’acqua
che appanna lo specchio
scivola via.
Mi scopro sempre più permeabile
e permeato dal tuo rivolgerti a
me.
Ti vedo non lontana
ma remota.
Distante non nello spazio,
ma nel tempo.
Mi siedi accanto e non è te che sento,
ma un ricordo che sbiadisce
un poco.
Stringo la tua mano,
abbasso gli occhi
e spero così di poter prendere
congedo da quel ricordo.
No, non c’è niente che non va,
comunque grazie
per avermelo chiesto.
La giornata volge al termine
La giornata volge al termine.
Un saluto, un arrivederci,
ci vediamo domani;
poco meno di un addio detto con più
abitudine e senza pensarci.
Un autobus da prendere,
una strada da attraversare,
luci sempre spente e una luna
che si affaccia timida.
Non ci sono molte stelle,
una zingara mi guarda
per un istante e poi se ne va:
il nero della notte prende
il posto dell’azzurro del giorno.
Una strada da percorrere
percorsa troppe volte
senza compagni;
le case illuminate,
il rumore delle posate da qualche finestra
che ancora rimane aperta;
l’odore del camino
e di carne cotta piano col vino.
Pensieroso e rapido,
io torno a casa.
Ma proprio mentre mi volgo
al presente più volte passato,
ecco l’inaspettabile così aspettato:
una parola leggera o profonda,
un piccolo piacere in questo ritorno.
Tu.
Per paura
Per paura
di perderti e di farti male
ti ho persa.
E ti ho fatto male.
E tu ne hai fatto a me.
Per paura di perdermi?
In una preghiera
Arriverà il giorno in cui ti verrò
a noia.
Quel giorno sarà un giorno qualunque.
Nulla sarà cambiato,
tutto sarà come prima.
Anche la scala che io amavo
continuerà a scricchiolare sotto di me,
e persino il caffè la mattina lascerà lo stesso odore.
Quel giorno ci sarà ancora chi ti saluta
e chi avrà da chiederti se il tempo si rimetterà.
Quel giorno la giornata che va,
sarà un già vissuto.
Il giorno in cui tu ed io saremo distanti
ti renderai conto che sarà tutto uguale
Solo per noi sarà tutto irrimediabilmente diverso.
Perdonami.
Ho pregato perché ti incontrassi,
e mi sembra già di rimpiangere la tua partenza.
Ho sognato la città in fiamme
Ho sognato la città in fiamme
e noi due, stretti, ci amavamo.
Per continuare ad amarti
ho lasciato che la città bruciasse.
Vuoti adii
Ho conosciuto un morto,
sono stato con un cadavere.
Ho amato un’assenza.
Ed ho pianto a lungo
la sua dipartita.
Illusione
Prestigiatore! Cerchi di tirar
fuori dal cappello un coniglio,
ma è un serpente quel che esce.
E tu sai ingannar
ma incantar non ti riesce.
Come naufrago
Come naufrago cercavo una mano tesa
t’ho visto, son salvo!, me la stavi tendendo
ma, ahimè!, ho visto cos’altro nell’altra stavi tenendo
e con dolore e amarezza ho lasciato la presa.
Riflessi
Vorrei essere il tuo specchio, semplice e poco adorno,
mentre ti lavi denti e non fai caso
alla tua immagine riflessa,
quando ti chiedi se stai facendo la cosa giusta,
mentre ti spogli per farti la doccia e lo fai come se
di fronte avessi chi vorresti al tuo fianco.
Il tuo specchio che riflette
ciò che in parte già conosci,
quando i jeans ti diranno che qualcosa in te è cambiato,
quando ti pettini o ti accarezzi i capelli,
quando ridi da sola,
quando piangi e ti rivedi
per piangere ancora,
quando, nuda, vorresti un abbraccio e ti ritrovi
a sfiorarti ingenuamente il seno.
Il tuo specchio per un’occhiata
veloce, o un soffermarti ancora un po’,
quando abbozzerai ad uno sguardo
per credere che sei determinata
e che puoi piacere,
quando ti metti quel trucco per coprire
qualche segno che non vuoi.
Il tuo specchio
quando piangi e cerchi di nasconderlo
e di nasconderti,
quando cercherai di capire perché non riesci
a pettinarti come vorresti,
quando dovrai decidere se abbottonare
anche l’ultimo bottone.
Il tuo specchio
quando ti strucchi e tutto sa già di casa,
quando lo sai da te che andrà meglio,
e anche quando un altro giorno così
non lo si può sopportare.
Vorrei essere il tuo specchio per rifletterti qualcosa
e non sentire come se
il tuo vedere mi passasse oltre.