Un saluto, un arrivederci,
ci vediamo domani;
poco meno di un addio detto con più
abitudine e senza pensarci.
Un autobus da prendere,
una strada da attraversare,
luci sempre spente e una luna
che si affaccia timida.
Non ci sono molte stelle,
una zingara mi guarda
per un istante e poi se ne va:
il nero della notte prende
il posto dell’azzurro del giorno.
Una strada da percorrere
percorsa troppe volte
senza compagni;
le case illuminate,
il rumore delle posate da qualche finestra
che ancora rimane aperta;
l’odore del camino
e di carne cotta piano col vino.
Pensieroso e rapido,
io torno a casa.
Ma proprio mentre mi volgo
al presente più volte passato,
ecco l’inaspettabile così aspettato:
una parola leggera o profonda,
un piccolo piacere in questo ritorno.
Tu.
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