Livio Andronico

Andronico è un greco di Taranto arrivato a Roma come schiavo seguendo Livio Salinatore.
Si occupa dell’istruzione dei figli dell’uomo e in seguito viene liberato prendendo il nome del suo padrone. Da questo momento diventa un insegnante di greco e latino.
Con Livio Andronico inizia la letteratura romana.
Scrisse diverse tragedie di argomento greco, soprattutto del ciclo troiano (cioè che si occupavano degli eroi della guerra di Troia) ispirandosi a Euripide e Sofocle (due scrittori greci).

Traduce l’Odissea. Perché traduce l’Odissea e non l’Iliade? L’Iliade sembrerebbe l’opera più giusta perché parla di una guerra e i Romani sono un popolo guerriero. Però l’Iliade parla di una guerra tra i Greci e Troia e sono i Greci a vincere. I Romani credevano di provenire da Enea, che era un troiano.
L’Odissea invece parla di Ulisse un eroe greco che però rappresentava il perfetto pater familias e Peneole poteva essere una matrona romana. I valori dell’Odissea sono gli stessi valori dei Romani: l’importanza della famiglia, della fedeltà, della patria e della pietas (rispetto religioso)
La traduzione che fa Livio è una traduzione adattata (sistemata) e non meccanica.

Al posto dell’invocazione alla Musa (divinità greca che dava l’ispirazione per scrivere) Livio mette l’invocazione alla Camena (una divinità romana).

Mentre la metrica dell’Odissea era l’esametro, Livio per l’Odusìa usa il saturnio che era una metrica romana.

Il latino antico era una lingua con poche parole rispetto al greco, per questo Livio nel tradurre l’opera fa anche un adattamento della lingua.

Trama (storia) – Ulisse aveva aiutato i Greci a vincere la guerra di Troia con l’idea di costruire un cavallo di legno che contenessi i soldati. Ulisse usa l’intelligenza e in qualche modo inganna i Troiani che pensavano che quel cavallo fosse un dono in nome della pace.
Finita la guerra gli dèì decidono cosa fare di Ulisse perché ancora non era tornato nella sua casa ad Itaca. Ulisse è protetto da Minerva (la dea della sapienza) ma contro di lui c’è Poseidone, il dio del mare che lo fa naufragare.
Dopo il naufragio, raggiunge a nuoto l’isola dei Feaci dove viene trovato da Nausicaa, la figlia del re dell’isola. Ulisse comincia a raccontare quello che gli è successo.
Infatti gran parte dell’Odissea è raccontata da Ulisse in persona.
Ulisse dice di aver incontrato Polifemo, di esser stato imprigionato e di averlo accecato (Ulisse usa l’intelligenza per uscire dalla grotta mettendosi sotto una pecora e dice di chiamarsi Nessuno per non essere perseguitato).
Poi dice di aver incontrato la maga Circe che trasforma gli uomini in maiali facendo mangiare loro del cibo magico. Ulisse mangia un’erba data dal dio Ermes e così non si trasforma. Viene liberato e la maga Circe gli dice di andare da un profeta (un uomo saggio che legge il futuro) che si trova all’Inferno per farsi dare dei consigli.
Subito dopo Ulisse incontra le sirene, delle creature che erano per metà donna e per metà pesce. Queste hanno una bellissima voce ma cantando facevano cadere i marinai in mare per affogarli. Ulisse vuole ascoltare il canto e per non morire si fa legare all’albero della nave.
Poi incontra due mostri del mare Scilla e Cariddi da cui riesce a sopravvivere.
Finito di raccontare Ulisse viene portato dai Feaci ad Itaca. Qui Minerva lo traveste da mendicante per non farlo riconoscere.
A casa di Ulisse c’era un banchetto con i Proci, il capo di questi vuole sposare Penelope. Penelope per non sposarlo chiede di poter terminare un mantello per il suocero. Però di giorno tesseva e di notte disfaceva quello che aveva fatto, così il mantello non era mai terminato.
Al banchetto Penelope propone di tirare con l’arco di Ulisse. Un arco molto duro che solo Ulisse riesce a tendere. Il mendicate Ulisse ci riesce, e insieme al figlio Telemaco uccide i Proci.
Poi per essere riconosciuto dalla moglie le racconta come è costruito il loro letto.
Il viaggio di Ulisse dura dieci anni, così come era durata la guerra di Troia. Infatti dieci anni indicavano un tempo lunghissimo. L’Odissea è quindi la storia di un lungo viaggio.
E’ importante notare che Ulisse usa sempre l’intelligenza, l’ingegno. E’ per questo che all’inizio Omero, e poi Livio Andronico, chiedono alla Musa (o alla Camena) che racconti loro l’uomo dal “multiforme ingegno” (multiforme vuol dire con molte forme, con diversi tipi di intelligenza).

Che cos’è l’Epica? E’ un’opera che racconta le gesta (azioni), storiche o leggendarie di un eroe o di un popolo. Il poema epico è un racconto in versi del mito. Con l’epica si conserva e si trasmette la memoria di una civiltà, di un popolo.

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